Più volte nel corso degli ultimi anni la FNCO ha dato conto della crescita numerica che sta interessando la libera professione ostetrica; sono infatti sempre più numerose le giovani ostetriche che, complice anche la difficoltà a trovare una collocazione stabile e duratura nelle strutture del SSN, decidono di intraprendere l’esercizio professionale in forma autonoma.
Molte ostetriche hanno così segnalato che le diverse sedi territoriali dell’INPS hanno tenuto comportamenti tra loro difformi in quanto, mentre alcune in alcune sedi le ostetriche vengono iscritte alla gestione previdenziale dei commercianti, in altre vengono inquadrate nella gestione separata.
Ciò è dovuto al fatto che se da un lato la Legge 249/1990, sciogliendo la cassa previdenziale delle ostetriche ENPAO, ha imposto alle ostetriche libere professioniste il versamento contributivo alla gestione commercianti dell’INPS, dall’altro la Legge 335/1995 ha istituito la Gestione Separata divenuta obbligatoria per tutte le cosiddette libere professioni prive di una Cassa previdenziale autonoma.
L’ambiguità interpretativa applicata ed i conseguenti riflessi, anche di carattere economico, hanno spinto la FNCO a chiedere alla sede centrale INPS un chiarimento definitivo sulla questione, anche nell’ottica di tutelare professioniste dalle conseguenze di eventuali errori commessi in buona fede.
Molte ostetriche hanno così segnalato che le diverse sedi territoriali dell’INPS hanno tenuto comportamenti tra loro difformi in quanto, mentre alcune in alcune sedi le ostetriche vengono iscritte alla gestione previdenziale dei commercianti, in altre vengono inquadrate nella gestione separata.
Ciò è dovuto al fatto che se da un lato la Legge 249/1990, sciogliendo la cassa previdenziale delle ostetriche ENPAO, ha imposto alle ostetriche libere professioniste il versamento contributivo alla gestione commercianti dell’INPS, dall’altro la Legge 335/1995 ha istituito la Gestione Separata divenuta obbligatoria per tutte le cosiddette libere professioni prive di una Cassa previdenziale autonoma.
L’ambiguità interpretativa applicata ed i conseguenti riflessi, anche di carattere economico, hanno spinto la FNCO a chiedere alla sede centrale INPS un chiarimento definitivo sulla questione, anche nell’ottica di tutelare professioniste dalle conseguenze di eventuali errori commessi in buona fede.